Panettoncini decorati

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Ingredienti

  • 3 panettoncini
  • gr 250 di pasta di zucchero bianca
  • gr 250 di pasta di zucchero marrone
  • gr 100 di pasta di zucchero verde
  • gr 100 di pasta di zucchero rossa
  • gr 100 di pasta di zucchero nera
  • gr 100 di pasta di zucchero color carne
  • gr 50 di pasta di zucchero gialla
  • gr 50 di pasta di zucchero azzurra
  • gr 50 di pasta di zucchero beige

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Preparazione

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Panettoncino con Babbo Natale

Stendete la pasta di zucchero bianca, posizionate al centro il panettoncino e, con un coltellino ben affilato, ricavate un cerchio irregolare che rivestirà il dolce.

Formate, con la pasta di zucchero rossa, un cono e posizionatelo al centro del panettoncino con uno stecchino.

Ricavate gli scarponcini da 2 sfere uguali di pasta di zucchero nero.

Ricavate le braccia da 2 salsicciotti di pasta di zucchero rossa, creando un incavo per posizionare le manine formate da 2 sfere uguali di pasta di zucchero color carne, fissandole con colla alimentare e uno stecchino.

Formate, per fare la testa, una sfera con la pasta di zucchero color carne e fate l’incavo per posizionare naso, occhi e orecchie.

Ricavate la barba con lo stampo a merletto; modellate i baffi da 2 piccole sfere bianche e incollateli sul viso con il pennello; posizionate il naso e due piccole sfere nere per gli occhi.

Modellate un cono di pasta rossa, per formare il cappello, e posizionatelo sul capo, create un piccolo incavo per il pompon bianco.

Rivestite tutto il bordo del vestito rosso con un cordoncino bianco di pasta di zucchero.

 

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Panettoncino con albero di Natale e pacchi dono

Stendete la pasta di zucchero bianca, posizionate al centro il panettoncino e con un coltellino ricavate un cerchio irregolare.

Formate un cono con la pasta di zucchero verde e posizionatelo sul lato del panettoncino, con aiuto di uno stecchino, e “punzecchiate” l’albero con le forbicine.

Posizionate, fissandole con la colla alimentare, le palline di zucchero e la stella che avrete precedentemente ricavato con l’apposito stampino e dipinta con polvere d’oro.

Create, per fare i doni, a piacere cubi e parallelepipedi di diverse dimensioni, ricavate delle strisce bianche uniformi e arrotolatele su se stesse per dare la forma del fiocco.

 

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Panettoncino con la renna

Stendete la pasta di zucchero bianca, posizionate al centro il panettoncino e con un coltellino affilato ricavate un cerchio irregolare.

Formate un cono con la pasta di zucchero marrone e posizionatela al centro del panettoncino con l’aiuto di uno stecchino, per fare il corpo della renna.

Ricavate le 4 zampe da un cordoncino di pasta di zucchero marrone e gli zoccoli dalla pasta di zucchero nero, con l’aiuto di un coltellino, posizionatele sul corpo della renna con colla alimentare.

Stendete la pasta rossa e ricavate una striscia regolare, piegatela su se stessa e formate il fiocco come da immagine; incollateli sul collo della renna.

Formate, per fare la testa, una sfera allungata, incidere il muso per posizionare gli occhi e il naso e per dare l’espressione animata. Modellate le corna della renna formando delle piccole croci che andrete a posizionare con degli stecchini.

“Pizzicate” 2 cerchiolini di pasta da zucchero marrone e posizionatele per fare le orecchie.

Completate, a piacere, con un nastro.

Ricette di Roberta D’Alessandro

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Il Vino. Parte Prima: dalle origini a nostri giorni

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Inauguriamo oggi una nuova rubrica, che si occuperà di vino. A parlarcene sarà Alessandro Rotondi, che segue per noi anche la sezione della birra.

Del vino abbiamo avuto modo solo di accennare, parlando per lo più di sagre e novello. Andiamo dunque, senza indugio alcuno, a conoscere da vicino questa bevanda naturale che da sempre allieta le tavole, sin da tempi antichi, ancor prima della nostra amata Birra.

Le leggende sul vino si perdono nella notte dei tempi, tanto che Noè in persona ha imbarcato la vite sull’Arca e nell’Eden altro che mela, il frutto proibito sembra fosse la succulenta, dolce, tonda e invitante uva.

Venendo alla Storia, diverse sono le testimonianze che i nostri avi ci hanno lasciato. Se è vero che la storia della civiltà è passata per la Mesopotamia, dove è nata l’agricoltura con la fine del nomadismo.

Gli esperti e gli storici propendono sempre più per indicare l’India quale origine della vite, che poi nel terzo millennio avanti Cristo si sarebbe diffusa in Asia per poi sbarcare nel Mediterraneo.

La vite, appunto. E’ una pianta spontanea che in natura si propaga attraverso gli uccelli che sono ghiotti di uva, questo perché è molto dolce. A maturazione i chicchi si rompono e il loro contenuto fuoriesce.

L’uva contiene un alto grado di zuccheri e lieviti che attivano la fermentazione naturale, da cui la trasformazione in alcol: ecco il vino. Torniamo alla Storia. In Egitto sono stati rinvenuti geroglifici datati 2.500 a.C. in cui sono descritti diversi tipi di vino.

Era talmente diffusa la coltivazione della vite e la produzione di vino che del corredo funebre del faraone Tutankhamon facevano parte anfore contenenti vino. Riportavano l’annata, la zona di provenienza e il produttore.

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Tramite gli Egizi la vite si diffuse tra i Greci, gli Ebrei e gli Arabi. Per quanto riguarda l’Italia e l’Europa, il vino è passato dalla Sicilia, per diffondersi tra i Sabini e in particolare gli Etruschi, che divennero abili vignaioli, tanto da estendere la coltivazione della vite dalla Campania alla Pianura Padana.

I Romani furono inizialmente poco amanti del vino, per poi cambiare idea e divenirne cultori con la conquista della Grecia, tanto da dedicargli un dio, Bacco.

La vite e il vino si diffondono, così, in tutto l’Impero Romano. In guerra veniva usato anche come medicina sfruttando i suoi principi battericidi.

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Tempi duri per il vino con la nascita e la diffusione della religione cristiana e il declino dell’Impero. Era accusato di procurare un piacere effimero e dare ebbrezza.

Altro nemico del vino è stato l’avvento nel bacino del Mediterraneo dell’Islamismo, con la messa al bando della viticultura in tutti i territori occupati. Il vino non scompare del tutto grazie ai monaci e agli ebrei che producevano, quasi del tutto clandestinamente, il vino per i riti religiosi.

Con il Rinascimento la viticultura e la vinificazione torna a nuova vita in Occidente. Infatti, è nel corso del XVII Secolo che si sviluppa l’utilizzo dei tappi di sughero, le bottiglie sono meno costose e l’arte dei bottai si affina, determinando migliorie al trasporto, alla conservazione e quindi al commercio del vino.

A partire dalla rivoluzione industriale, poi con le nuove scoperte scientifiche fino ad arrivare nel Diciannovesimo Secolo molto cambia, affianco e a sostegno della viticultura contadina scendono in campo studiosi, che si adoperano per innalzare sempre più la qualità del vino.

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Non è un caso se Pasteur, lo scopritore della penicillina, nel 1866 scriveva, nei suoi Studi sul vino (Etudes sur le vin), che “il vino è la più salutare e igienica di tutte le bevande”. Ancora oggi Pasteur non viene smentito. Se nell’acqua, per quanto imbottigliata, alcuni batteri persistono nel vino, grazie all’azione dei tannini, all’acidità e all’alcol, muoiono, facendone la bevanda più salutare, a patto che venga assunta in dosi opportune, l’ideale sarebbe tutti i giorni un bicchiere a pasto.

L’assunzione moderata ma costante di vino rosso ha effetti positivi sul sistema cardiovascolare.

Il nostro viaggio nel mondo del vino non finisce certo qui. Parleremo delle proprietà del vino, della vite e del suo ciclo, della catalogazione dei vitigni. Andremo a scoprire come avviene della vinificazione del vino rosso e bianco e faremo un giro d’Italia per conoscere l’enografia e la classificazione. Il nostro viaggio nel mondo del vino terminerà con la degustazione e gli abbinamenti a tavola, come servirlo e in quali bicchieri.

Stasera, quando tornate a casa, prendete due bicchieri, il vino è buono anche da soli ma in compagnia è meglio perché l’alcol aggrega,  a calice mi raccomando se rosso, e stappate una bottiglia.

Rilassatevi e alla salute.

Articolo di Alessandro Rotondi

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