Il mondo della cucina cruelty free è assai variegato e le proposte di cucina alternativa sono in costante aumento e con esso le Chef e gli Chef che scelgono di abbracciarla, senza rinunciare alla fantasia e al gusto.
Questi maestri della cucina sempre più escono dalle loro cucine per divulgare le loro conoscenze e la cultura del mangiare vegano attraverso corsi, social media e sociale network. Come sapete sono sempre in viaggio alla scoperta del mondo vegano, pieno di situazioni e personaggi.
Oggi vi presento la Chef Anita Formento, simpatica, poliedrica nella sua veganità che ci ha concesso un po’ del suo tempo tra blog, facebook e il suo lavoro in cucina. Capo Cuoco, bar tender, docente di cucina vegana, founder, Anita viene dalla splendida isola siciliana, e più precisamente da quel di Messina e si è gentilmente prestata a rispondere ad alcune domande.
Roberta: Quando e perché sei diventata vegana?
Anita: Sono vegana da circa 12 anni. Da adolescente, verso i 16 anni, l’amore per gli animali mi ha portato ad eliminare dalla mia alimentazione carne e pesce, non riuscivo a sopportare l’idea di dover nuocere a qualcuno per nutrirmi. Col passare del tempo, grazie a internet, ho scoperto anche tutto quello che si celava dietro l’industria del latte e delle uova, i problemi che questi alimenti provocano al nostro organismo e l’impatto ambientale devastante che gli allevamenti hanno sul nostro ecosistema. Ho pensato che passare dall’alimentazione vegetariana a quella vegana fosse la cosa giusta da fare.
R: É facile essere vegana in Sicilia, a Messina?
A: Andando a mangiare fuori è difficile rimanere insoddisfatti, la cucina tradizionale siciliana ha molti piatti a base di verdure (panelle, caponata, zuppa di zucca lunga) che si trovano facilmente nei ristoranti classici. Nei “locali” timidamente fanno capolino burger vegani o insalate di quinoa, Messina è una città ancora un po’ acerba ma la tradizione aiuta.
R: Come nasce la tua passione per la cucina?
A: Come dicevo prima, quando sono diventata vegana non c’era un grande commercio di tofu, seitan o altri preparati già pronti, non c’erano marketbio etc, l’unica cosa che si trovava era la soia disidratata quindi rimaneva solo da imparare a cucinare! Mia madre è una brava cuoca, molte delle cose che so me le ha insegnate lei, a me è sempre piaciuto cucinare, c’è della magia in cucina, prendi delle materie prime, come la farina o gli ortaggi, le plasmi e le trasformi con gli elementi, cuoci col fuoco, essicchi con l’aria, lessi con l’acqua, puoi fermentare con la terra..
R: Tu lavori in un pub che fa cucina onnivora, come riesci a conciliare questo col tuo essere vegana?
A: Diciamo che quello che mangio io non influisce sul mio rendimento lavorativo anzi, spesso faccio prove di piatti vegani che vengono approvati e passati in menù. Quando ho iniziato a lavorare al Bir&Fud in menù c’era solo qualche piatto adatto anche ai vegani, adesso c’è tutto, dall’antipasto al dolce, i miei colleghi sono sempre curiosi di sapere come ho fatto cosa. Credo sia una piccola rivoluzione, si parte anche da qui, facendo comprare meno carne nel ristorante in cui lavori!
R: Ci siamo conosciute ad un corso di cucina vegana, in cui tu eri l’insegnante. Ritieni che far capire alle persone che cucinare vegano può essere facile e che non significa rinunciare al sapore, possa far avvicinare altre persone a questo tipo di alimentazione?
A: Certo..è fondamentale! La gran parte delle persone pensano ancora che i vegani mangino solo verdure lesse e insalate. Ci sono diversi modi per arrivare al cuore delle persone e la cucina è sicuramente uno di questi.
R: Cosa é VegUp?
A: Come ti dicevo prima credo che sia fondamentale diffondere il più possibile il pensiero vegan, che poi sia tramite delle ricette, un articolo o un aperitivo non importa, l’importante è raggiungere più persone possibili. Vegup nasce per questo, per diffondere notizie sul mondo vegan, per imparare a cucinare con i corsi che faccio e con le ricette che scrivo oppure semplicemente per venire a provare la famosa cucina vegan durante qualche evento come cene o aperitivi…e chi lo sa se diventerà anche un ristorante…staremo a vedere.
R: Cosa fai tu di concreto per far conoscere il pensiero vegano?
A: Ho creato Vegup! Io so cucinare e ho fatto di questo la mia arma di “diffusione” di massa, scherzi a parte mi sembra di non fare mai abbastanza, ma non posso fare l’attivista, non ne ho il tempo materiale.
R: Ci dai una ricetta per i nostri lettori?
A: Ci sono gli ultimi mazzi di cavolo nero sui banchi del mercato..sfruttateli al meglio, fateci un pesto!
Lavate e pulite separando dalla costa centrale, un mazzetto di cavolo nero. Lessatelo per una decina di minuti con un pizzico di bicarbonato. Scolatelo per bene e strizzatelo, passatelo al minipimer con una manciata di pinoli, uno spicchietto d’aglio senza anima e un filo d’olio, aggiustate di sale e conditeci la pasta aggiungendo dei pachino semisecchi o usatelo come base per delle bruschette.
Vi invito a visitare il sito Vegup per scoprire invitanti ricette e il mondo vegup, e la pagina facebook sempre di Vegup. E
se vi capita di fare un giro a Trastevere, magari in via Benedetta, potreste fermarvi a bere una al bir&fud e fatevi stuzzicare da qualche manicaretto vegano, preparato sapientemente dalla nostra Anita.
Articolo di Roberta D’Alessandro