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Vengono qui descritti brevemente alcuni ingredienti, che spesso non si conoscono perché propri di altre tradizioni culinarie

Klamath o AFA

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La Klamath è un’alga verde-azzurra selvatica, originaria dell’Oregon. Cresce, infatti, nell’omonimo lago statunitense ed è coltivata sin dagli anni Settanta dello scorso secolo.

Essendo ricca di sostanze fitochimiche specifiche per il cervello, di antiossidanti (soprattutto carotenoidi, quali licopene, luteina e beta-carotene, e clorofilla), di aminoacidi, di vitamine, di enzimi e di sali minerali (ferro, zinco, magnesio e selenio), quest’alga ha un elevato valore nutritivo.

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Alcuni studi hanno dimostrato che quest’alga stimola la produzione di eritrociti (i globuli rossi), essendo molto ricca di vitamina B12.

Inoltre, facilita il processo di migrazione dei linfociti-T, che sono le cellule difensive dell’organismo, specifiche per l’eliminazione di cellule alterate, infettate da virus o neoplastiche, dal sangue verso i tessuti. Quindi, dopo circa due ore dall’assunzione, quest’alga inizia a stimolare un processo difensivo naturale nei confronti di possibili agenti patogeni di diversa natura.

La Klamath va assunta inizialmente in piccole dosi e poi, nel tempo, è possibile incrementare le quantità prese. Si trova in commercio polverizzata, in forma liquida o anche come barrette energetiche.

Ghee: cos’è e come prepararlo in casa

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Il Ghee (si pronuncia ghii) è un burro chiarificato, che viene sottoposto ad un processo di riscaldamento a fuoco lento, in modo tale da eliminare tutte le proteine, la parte liquida e il lattosio.

E’ usato in particolar modo nella cucina indiana, anche se trova grande diffusione un pò in tutta la tradizione culinaria orientale.

Il suo colore è giallo, più o meno intenso a seconda del tipo di alimentazione, a cui è sottoposta la vacca.

Si può acquistare in qualsiasi negozio di prodotti alimentari orientali, ma è possibile prepararlo facilmente anche in casa, a partire da un quantitativo di burro biologico pari a 500 grammi.

Uno dei massimo esperti di medicina ayurvedica, il dott. Francesco Perugini Billi, indica un procedimento specifico per preparare il ghee.dent

E’ necessario usare una pentola con un fondo pesante, all’interno della quale si farà sciogliere il burro, mescolando di continuo e tenendo la fiamma sempre ad un’intensità media.

Non appena il burro inizia a bollire, bisogna schiumarlo, dopo di che quando questo assumerà un colorito dorato, sarà necessario togliere la pentola dal fuoco, per evitare che bruci.

Il ghee si conserva per tantissimo tempo a temperatura ambiente, anche se è preferibile tenerlo al riparo dalla luce. Unica accortezza: usare sempre un cucchiaio pulito quando lo si prende per usarlo, in modo tale da non contaminarlo con residui di altri alimenti, che possono alterarlo.

Arame

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Le alghe arame appartengono al gruppo delle alghe scure e sono raccolte in Giappone, nella costa settentrionale dell’oceano Pacifico e in Perù. Hanno delle foglie larghe circa 30 centimetri, che vengono tagliate in strisce, tanto che poi le arame prendono una forma molto simile a quella delle stringhe, e fatte essiccare al sole. A differenza di molte altre, tuttavia, sono più morbide e possiedono un sapore meno deciso, cosa che le rende maggiormente apprezzate da parte della cucina occidentale.arame

Per poterle utilizzare è indispensabile procedere al loro lavaggio ed al loro ammollo prima di cuocerle e tali operazioni, generalmente, raddoppiano il volume delle arame, che sono un ottimo contorno o accompagnamento per le verdure.

Grazie al notevole quantitativo di iodio e di calcio presente in queste alghe, spesso in oriente vengono usate per curare le patologie a carico dell’apparato riproduttivo femminile e per implementare la potenza sessuale maschile. Invece, il loro apporto di potassio è sfruttato da chi pratica sport, per evitare di incorrere in crampi muscolari.

Dulse

 

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La dulse è un’alga rossa, appartenente alla famiglia delle Palmarie e originaria del nord Atlantico, particolarmente diffusa tra gli abitanti dell’Islanda e dell’Alaska, dal gusto piccante e morbida al tatto. E’ simile al palmo di una mano aperta, con fronde piatte ed una grandezza che varia dai 20 ai 40 centimetri.

Ha, quindi, bisogno di un tempo di ammollo abbastanza ridotto, per poter poi essere aggiunta ad insalate o anche a minestre e zuppe.

Tra tutte le altre, questa è proprio l’alga a maggior contenuto di ferro ed è particolarmente ricca anche di iodio, di magnesio e di potassio, quindi tutti sali minerali fondamentali per proteggere la nostra salute.dent

Non va consumata in quantità eccessive, soprattutto in soggetti affetti da patologie a carico della tiroide, ma introdotta in dosaggi moderati nella nostra alimentazione ha, di sicuro, effetti benefici per tutti noi.

Viene commercializzata essiccata, in foglie, ma anche in polvere.

 

Wakame

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La wakame è un’alga marina bruna molto diffusa nella cucina orientale, grazie alla sua versatilità. Molto simile alla kombu, viene impiegata per condire le minestre e le zuppe o servita insieme ad altre verdure o come condimento con i cereali.

Ha una conformazione frondosa e va tenuta in ammollo prima di poter essere consumata, in modo tale da riuscire ad eliminare le nervature delle foglie e farla divenire più delicata.

La wakame è particolarmente ricca di calcio, di iodio, di selenio, di proteine (circa gr 16,3 per ogni gr 100 di prodotto) e contiene molte vitamine del gruppo B, nonché la vitamina C.

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Alcuni studi recenti hanno evidenziato che un suo uso abituale riduce la possibilità di cancro al colon e ha un effetto riduttivo nei confronti della diffusione dell’herpes virus e del citomegalovirus.

Nelle diete viene impiegata anche per ridurre il senso di fame e per contrastare possibili carenze vitaminiche e minerali; inoltre, aiuta a combattere il senso di debolezza, a contrastare la fragilità di unghie e capelli, nonché il senso di stanchezza, e implementa la capacità d concentrazione.

Non bisogna però abbondare con la sua assunzione, perché si corre il rischio di andare incontro ad un eccessivo apporto di iodio, che è alla base di scompensi alla tiroide.

 

Tofu

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Il tofu è uno degli alimenti base della cucina vegana e vegetariana. Si tratta di un derivato della soia, non fermentato, il cui nome, letteralmente, significa “carne senza ossa” e deriva dal giapponese.

Ha un basso tasso calorico (70 calorie ogni 100 grammi), un elevato contenuto proteico, è povero di grassi e non contiene colesterolo. Può essere consumato così com’è oppure si può insaporire con erbe aromatiche o, ancora, si può decidere di trasformarlo in salse , creme, hamburger, polpette o dolci.

Come fare il tofu

Il tofu si ottiene dai fagioli di soia, che devono essere lavati, messi in ammollo in acqua e poi macinati o frullati, insieme all’acqua rinnovata, quindi bolliti sul fuoco. E’ bene continuare a mescolare per tutto il tempo necessario affinché la schiuma che si forma possa addensarsi.

Dopo di che, usando come filtro un canovaccio, lavato con saponi biologici, si separa il latte dalla purea di fagioli, che è ottima come fertilizzante, per cui non va buttata.

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A questo punto si rimette il latte sul fuoco e lo si fa di nuovo bollire per circa dieci minuti. Poi si spegne la fiamma e  si aspetta che si raffreddi, arrivando ad una temperatura di circa 80°C (si vede che la temperatura è quella giusta, quando il composto non fuma più).

Dopo di che si fa cagliare il liquido usando il nigari, un caglio ottenuto dal sale marino, versando quest’ultimo lentamente, in modo tale che possa sciogliersi del tutto e favorire il processo di solidificazione omogeneo.

Per dare la forma al tofu, si possono utilizzare le classiche formine da ricotta oppure si può prendere un colino e rivestirlo con delle garze, poi si versa all’interno la cagliata e la si lascia scolare per almeno 40 minuti. Dopo di che si passa il panetto ottenuto in acqua fredda e lo si lascia raffreddare per circa un quarto d’ora in ammollo.

Come conservare il tofu

Il tofu può essere conservato al massimo per una settimana, mettendolo in una ciotola ripiena di acqua, che andrà cambiata ogni giorno. Se cotto, può essere surgelato e mantenuto così per non più di cinque mesi; in questo caso, però, è bene sapere che la sua consistenza cambia e anche il colore diventa un pò più scuro.

Nori

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La nori è un’alga, più nota come “lattuga di mare“, originaria del Giappone, dove ne esistono immense piantagioni. Viene commercializzata essiccata, sotto forma di fogli ripiegati, che vanno tostati, dal lato lucido, fino a diventare di un verde brillante, prima di poter essere consumati.

Tra tutte le alghe è, di sicuro, quella con un sapore più gradevole e si presenta particolarmente versatile in cucina, grazie alla sua particolare ricchezza di proteine (ne contiene quasi il 25-40%), sali minerali e vitamine.

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Il ferro è uno dei suoi componenti principali, per cui la nori è particolarmente indicata per chi ha problemi di anemia. Inoltre, quest’alga contiene vitamina A (sotto forma di beta carotene), tanta quanta ne è presente nelle carote, vitamina Bvitamina C, che aiuta a proteggere la microcircolazione e a rafforzare il sistema immunitario, ed acido folico.

In genere, facilitando l’assorbimento delle proteine, la nori viene consigliata anche in associazione con i fritti e, riducendo il tasso di colesterolo, aiuta a ridurre il rischio ictus ed infarto. Quindi, quest’alimento è un’ottima protezione in caso di malattie cardiovascolari e di diabete.

Agar agar

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L’agar agar, il cui nome giapponese è Kanten, che letteralmente si può tradurre come “cielo freddo”, è una gelatina, un aggregante naturale, che si ricava da un’alga rossa, la tengusa.

Viene commercializzata in barre o in fiocchi, che possono essere sciolti nell’acqua ) generalmente il rapporto é: 4 grammi di agar agar per ogni litro di acqua).  Inoltre, bisogna ricordare che un solo cucchiaino di quest’alga corrisponde a otto fogli di colla di pesce, per cui ha un potere gelificante molto più elevato.

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Quest’alga è ricca al suo interno di amidi  polisaccaridi complessi, con una composizione simile alla cellulosa, per cui, prima di poter essere usata in tavola, deve essere trattata, in modo tale da renderla più morbida. Inoltre, il trattamento aiuta anche a far divenire meno forte il suo sapore.

L’agar agar, generalmente, si usa nella preparazione dei dolci e, più nello specifico, viene impiegata per fare gelatine e aspic, sfruttando la sua capacità di non alterare il sapore della frutta e della verdura.

E’ un alimento ricco di oligominerali, per cui è particolarmente nutriente. Inoltre, ha un apporto calorico nullo, dal momento che non viene assorbita dall’organismo.

Non avendo una capacità di stabilità lunga nel tempo, è bene conservare l’agar agar per non più di sei mesi o si corre il rischio di non poter più usufruire del suo potere gelificante.

Gomasio

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Il gomasio è un condimento , che si può preparare anche in casa tostando i semi di sesamo, triturandoli e poi mescolandoli con il sale marino integrale. La proporzione consigliata è di 7 cucchiai di sesamo e 1 di sale marino integrale.

Preparazione: come prima cosa, quindi, bisogna sciacquare i semi di sesamo, asciugarli bene e metterli in una ciotola insieme al sale marino integrale. Con un cucchiaio di legno, mescolate il tutto e adagiate poi il composto su una teglia, ricoperta con carta da forno. Fate cuocere a 200°C per circa venti minuti, facendo bene attenzione a che non si bruci nulla, e a fine tostatura lasciate raffreddare.

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Versate il composto in una ciotola e con un pestello in legno continuate a sminuzzare il composto, fin quando non ottenete una polvere fine e leggermente oleosa al tatto.

Il vostro gomasio è, ora, pronto e potete consumarlo subito o conservarlo in un barattolo di vetro in frigorifero per una settimana.

Questo condimento è ottimo per dare sapore alle verdure bollite o cotte al vapore, ai legumi e ai cereali.

E’, inoltre, un ottimo sostitutivo del sale, per cui è particolarmente indicato per chi soffre di ipertensione arteriosa. E’, infine, ricco di ferro, calcio, fosforo, potassio, vitamina F, aminoacidi e acidi grassi polinsaturi.

Se non avete troppo tempo da dedicare alla cucina, il gomasio si trova in commercio già pronto nei negozi di alimentazione biologica.

Kombu

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La kombu è un’alga di origine giapponese, appartenente alla famiglia delle laminarie, da noi conosciuta anche come wrack, oarweed o tangle. In Europa si trova sulle coste dell’oceano Atlantico e cresce subito al di sotto della superficie marina.

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Il suo sapore particolarmente dolce, consente di poterla mangiare sia cruda che cotta e aiuta a rendere il cibo maggiormente digeribile e tenero. Ecco perché, spesso, viene impiegata nella cottura delle leguminose, anche se brodi e minestre sono altri piatti, in cui non è insolito trovarla.

Essendo ricca di acido alginico, che non è digeribile, la kombu è particolarmente efficace quale depurante naturale dell’apparato gastrointestinale, dal momento che trattiene le tossine del colon e ne facilita l’eliminazione dall’organismo.

Inoltre, quest’alga è molto ricca di iodio, contiene un elevato numero di aminoacidi essenziali e aiuta a combattere l’ipertensione arteriosa. Ha uno scarso apporto calorico e contiene due zuccheri semplici, ossia il glucosio e il mannitolo, per cui può essere usata tranquillamente anche da chi soffre di diabete.

Come tutte le altre alghe, anche l’alga kombu si può acquistare nei negozi che vendono prodotti orientali o in quelli di alimenti biologici. La si trova essiccata, sotto forma di strisce o anche in polvere o in compresse.

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